DIECI
Parcheggiai e rimasi un attimo seduto e fermo per scaricare la tensione nervosa della guida. L’appartamento si affacciava su Via Gregorio VII e aveva un’entrata indipendente. Suonai il campanello. Una donna uscì da casa Raffi attraversò il piccolo giardino e si diresse verso di me. Doveva avere circa sessant’anni, anche se si muoveva con la disinvoltura di una giovane. Dietro le lenti, i suoi occhi erano neri e brillanti. Indossava un serio abito grigio e un grembiule messicano a colori vivaci.
- Siete voi che volete vedere il signor Raffi?
- Sì, sono Alfonsi.
- Io sono la signora Franchi. Si è appena seduto a pranzo e dice se volete unirvi a lui. Ama avere compagnia mentre mangia. Avevo preparato solo per noi due, ma vi offrirò volentieri una tazza di tè.
- Prenderò il tè, signora Franchi.
La seguii in casa. L'ingresso, visto superficialmente, aveva un aspetto imponente, ma il pavimento di legno era consumato e le pareti erano scure di muffa.
La sala da pranzo era più allegra. La tavola era apparecchiata per una persona: argenteria pulita su una candida tovaglia. Un vecchio dai capelli bianchi stava finendo di mangiare. La donna mi presentò. II vecchio depose il cucchiaio, cercò di alzarsi in piedi, e mi porse una mano nodosa.
- Sedetevi e non fate caso alla mia artrite. La signora Franchi vi porterà una tazza di caffè.
- Tè - lo corresse la signora. - II caffè l'abbiamo finito. Ma indugiò ancora nella stanza, evidentemente curiosa di sentire quello che avrei detto.
Gli occhi di Raffi ebbero un guizzo. Affrontò subito l'argomento.
- Questa rivoltella per cui avete telefonato... devo pensare che sia stata usata per scopi illeciti.
- Probabilmente. Non lo sappiamo ancora.
- Ma se è no, avete fatto un sacco di strada per nulla.
- Nel mio lavoro bisogna correre anche certi rischi.
- Siete un detective privato, vero?
- Esatto.
- E per conto di chi state lavorando?
- Per l'avvocato Giovanni Orazi.
- Giovanni Orazi?
- Sì, lo conoscete?
- Ci siamo incontrati due o tre volte tramite uno dei suoi clienti. Ma tanto tempo fa... forse trent'anni fa. Estelle è morta da ventiquattro anni...
- Estelle?
- Estelle Mori, la vedova del giudice Mori. Una donna favolosa!
La donna, che ancora indugiava sulla soglia, mostrò segni di disagio.
- È una storia vecchia, signor Raffi. Al signore le vecchie storie non interessano.
Raffi rise.
- È l'unica storia che conosco. Signora Franchi, dov'è il tè che avevate così gentilmente offerto? - La donna uscì e chiuse l'uscio. - È convinta che io sia una sua cosa personale - spiegò il vecchio. - Ma non è così. Credo di aver diritto ai miei ricordi, del resto.
- A me interessano i vostri ricordi, infatti, soprattutto quelli che riguardano la Colt che compraste nel settembre del 1951. Pare che sia stata usata per sparare a un uomo, la scorsa notte.
- Che uomo?
- Sandro Pesce.
- Mai sentito. È morto?
- Certo.
- E voi state cercando di vedere un nesso tra la mia rivoltella e questa morte?
- Non esattamente. Può esserci un nesso oppure no, e io voglio saperlo.
- La perizia balistica non vi ha detto niente?
- Non ho ancora avuto la risposta.
- Allora, credo che dovrei aspettare a parlare, no?
- Se siete colpevole, certo, signor Raffi.
Rise talmente che gli scivolò la dentiera. La rimise velocemente a posto, mentre arrivava la signora Franchi con il vassoio del tè.
- Cosa c'è dì così divertente ? - volle sapere.
- Voi non lo trovereste ridicolo, signora Franchi. Il vostro senso dell'umorismo è piuttosto scarso.
- Come il vostro senso di opportunità, del resto. Per un uomo di ottant'anni, ex presidente di una banca... - Depose il vassoio con un gesto brusco che servì a completare la sua frase. - Limone o latte, signor Alfonsi?
- Liscio, prego.
Versò il tè in due tazze cinesi spaiate. Mi chiesi quali fossero le condizioni economiche di Raffi e che fine avesse fatto la sua banca. Nell'andamento della sua casa c'era una pretesa di eleganza che sembrava sopravvivere per forza.
- Il signor Alfonsi sospetta che io abbia commesso un omicidio - disse il padrone di casa in tono di vanteria.
Lei non trovò la cosa affatto ridicola. Il suo viso divenne scuro, la bocca le si piegò in una smorfia. Guardò Raffi aggrottando la fronte.
- E allora, perché non gli dite la verità? Sapete bene di aver dato quella rivoltella a vostra figlia, e sapete anche la data esatta.
- State zitta!
- No! Volete ingannare voi stesso e io non ve lo permetterò. Siete un uomo intelligente ma non avete abbastanza cose con cui occupare la mente.
Raffi non se la prese, anzi sembrò compiaciuto da questa preoccupazione affettuosa. E la sua reticenza circa la rivoltella, forse, non era stata che un gioco.
La signora Franchi invece era molto preoccupata.
- Chi è stato ucciso?
- Un assicuratore di nome Sandro Pesce,
Scosse il capo.
- Non so proprio chi potrebbe essere. Bevete il tè prima che si raffreddi. Volete un pezzo di torta, signor Alfonsi? C’è n'è rimasta ancora da Natale.
- No, grazie.
- Io ne voglio - fece Raffi - con un cucchiaio di gelato.
- Il gelato è finito.
- Sembra che sia finito tutto, in questa casa!
- No, c'è quanto basta per mangiare. Ma il denaro non lo si può moltiplicare.
Lasciò di nuovo la stanza. Raffi si guardò attorno, piuttosto a disagio. La presenza della donna aveva dato a quel locale un calore diverso, che ora non c'era più.
- Mi dispiace di quello che ha detto sul conto di mia figlia, e io spero che ora voi non vorrete lanciarvi in quella direzione. Non ne ricavereste nulla.
- Perché?
- È vero che diedi a Luisa quella rivoltella nel 1955, ma l'arma venne rubata dalla sua casa qualche anno dopo, nel 1964, per essere esatti. - Pronunziò le date con enfasi: evidentemente era molto orgoglioso della propria memoria. - E questa non è una storiella ad hoc.
- Chi rubò la rivoltella?
- E come potrei saperlo? Nella casa di mia figlia ci fu un furto.
- Come mai le avevate dato la rivoltella, innanzitutto?
- È una storia vecchia e triste - disse. - Mio genero l'aveva abbandonata e la lasciò alla deriva con Claudia.
- Claudia?
- Mia nipote, sua figlia. Quelle due poverette erano sole e abbandonate. Luisa mi chiese la rivoltella per sentirsi tranquilla. - Ghignò.
- O forse sperava che lui tornasse.
- Chi era quest'uomo?
- II mio egregio genero Enrico Mieli. Se Enrico fosse tornato, Luisa l’avrebbe ucciso, ne sono sicuro.
- Che cosa avete contro vostro genero?
Rise.
- Domanda eccellente! Ma, col vostro permesso, credo che non risponderò.
La signora Franchi ci portò due fette di torta. Notò l'avidità con cui ingoiai la mia.
- Ma voi avete fame! Vi farò un panino.
- Non vi disturbate. Sto per andare a pranzo.
- Nessun disturbo.
- Il signor Alfonsi - si intromise Raffi - vorrebbe sapere che cosa mi ha fatto Enrico Mieli. Devo dirglielo?
- No. State parlando troppo, signor Raffi.
- Le sottrazioni di Enrico sono a conoscenza di tutti.
- Non più. Lasciate le cose come stanno. Tutti noi potremmo essere peggiori di quello che siamo. Anche a Roberto ho detto la stessa cosa. Quando si parla degli antichi guai, non si fa che far rivivere il passato.
Raffi reagì irritato.
- Pensavo che vostro marito vivesse a Firenze.
- Roberto Franchi non è mio marito. È il mio ex-marito.
- Continuate a vederlo?
La donna si strinse nelle spalle.
- Non posso farne a meno quando viene a farmi una visita. E si che faccio del mio meglio per scoraggiarlo.
- Ecco allora dove sono finiti il caffè e il gelato!
- No, non ho mai dato a Franchi un solo boccone del vostro cibo e un solo centesimo dei vostri soldi!
- Siete una bugiarda!
- Non offendetemi, signor Raffi. Queste cose non le consento, nemmeno a voi.
Raffi sembrava stranamente contento. Aveva di nuovo attirata su di sé l'attenzione della donna.
Mi alzai.
- Devo andare!
Nessuno dei due disse niente. La signora Franchi mi accompagnò all'uscio.
- Spero che abbiate trovato quello che stavate cercando.
- In parte. Sapete dove vive sua figlia?
- Sissignore. - Mi diede un indirizzo di Ostia. - Ma non ditele che ve l'ho detto io. La moglie di Enrico Mieli non mi è amica.
- Sembra che sopportiate bene la cosa. Claudia Grazioli è la figlia della signora Mieli?
- Sì. Non ditemi che Claudia è coinvolta in questa storia?
- Temo proprio di sì.
1 commento:
Ho ripubblicato il capitolo "DIECI" in quanto durante la trascrizione del vecchio scritto ho erroneamente dato altri nomi. Me ne scuso.
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