QUATTORDICI
MI fermai nello studio di Orazi per fargli il resoconto completo. La solita segretaria sembrò felice di vedermi.
- Stavo cercando di rintracciarvi. L'avvocato dice che è urgente.
- È qui?
- No, è a casa Mori.
Emilio mi fece entrare. Orazi era seduto con Mori e sua moglie nel soggiorno. Sembrava la scena dì una veglia.
- È successo qualcosa a Nick? - domandai subito.
- È scappato - rispose Mori. - Questa notte io non sono nemmeno andato a dormire, ma è riuscito a farmela lo stesso. Si era chiuso nel bagno di sopra e non avrei mai pensato che potesse fuggire dalla finestra. Invece lo ha fatto.
- Quanto tempo fa?
- Poco più dì mezz'ora - rispose Orazi.
- Accidenti, che guaio!
Mori era tesissimo. La veglia della notte precedente sembrava che gli avesse scavato il viso.
- Speravamo che voi poteste riportarcelo!
- Non possiamo mettere di mezzo la polizia, voi capite - disse sua moglie.
- Capisco. Com'era vestito, signor Mori?
- Come ieri... non si era spogliato, questa notte. Abito grigio, camicia bianca e scarpe nere.
- Ha portato via qualcosa?
- Sì, purtroppo - rispose ancora Orazi. - Le pillole di sonnifero, dal ripostiglio dei medicinali.
- Per lo meno queste sono le pillole che mancano - corresse Mori.
- Che cosa manca esattamente? - Alcune capsule di Nembutal.
- E una buona dose di reserpina - aggiunse sua moglie.
- Aveva denaro con sé? - chiesi,
- Penso di sì - disse Mori. - Non gli ho tolto il denaro. Non volevo fare nulla che potesse urtarlo.
- Da che parte è andato?
- Non lo so. Non mi sono accorto subito che se n'era andato. Temo di non essere un buon guardiano.
L'espressione dì Irene Mori faceva pensare che lei considerasse il marito incapace di fare anche altre cose.
Chiesi a Mori di mostrarmi il luogo da dove era fuggito Nick. Salimmo per una scala piastrellata, attraversammo un lungo corridoio senza finestre e infine arrivammo al bagno. L'armadietto dei medicinali era aperto. La finestra era larga circa settanta centimetri ma alta quasi un metro. La aprii e mi sporsi.
Su una aiuola di fiori sotto la finestra potevo vedere delle profonde orme, con le punte rivolte verso l'interno della casa. Probabilmente Nick si era calato dal davanzale della finestra e poi era saltato. Non c'era altra traccia.
Tornai nel soggiorno, dove Irene Mori mi stava aspettando con Orazi.
- Siete molto saggio - mi disse - a non pensare in termini di polizia. Non vorrei dirlo né a loro né a nessun altro che è fuggito.
- Non dobbiamo e non intendiamo farlo - ribadì Mori.
- In che stato d'animo era Nick?
- Buono, in apparenza. Non ha dormito molto, ma siamo riusciti a parlare con molta calma durante la notte.
- VÌ dispiace dirmi di che cosa avete parlato?
- Non mi dispiace affatto: abbiamo discusso della necessità di capirci di più e della nostra buona volontà di aiutarlo.
- Come ha reagito, Nick?
- Inizialmente, molto male, purtroppo. Ma poi alla fine mi sembrava abbastanza calmo.
- Non vi ha parlato di Pesce?
- No, e io mi son ben guardato dal toccare l'argomento. - E non ha parlato nemmeno dell'uccisione di un altro uomo avvenuta quindici anni fa?
Mori mi guardò sconcertato.
- Ma che diavolo state dicendo?
- Sorvoliamo per ora. Siete ancora troppo sconvolto.
- Preferirei non sorvolare affatto. - Irene Mori si alzò e si avvicinò a me. Aveva profonde occhiaie, la pelle giallastra e le labbra tremavano impercettibilmente.
- Non potete accusare mio figlio dì un altro delitto!
- Ho fatto solo una domanda.
- Una domanda spaventosa.
- Sono d'accordo - intervenne Orazi, e anche lui si alzò. - Credo che sia ora di andarcene. Questa gente ha passato una terribile nottata.
Li salutai con un tono quasi di scusa e seguii Orazi. Emilio arrivò di corsa ad aprirci la porta. Ma Irene Mori ci fermò.
- Questo presunto secondo omicidio, dove sarebbe avvenuto, signor Alfonsi?
- Sulla spiaggia di Civitavecchia. Pare che sia stata usata la stessa arma che è servita per uccidere Pesce.
Arrivò anche Mori.
- Come potete saperlo? - mi chiese.
- La polizia ha raccolto le prove balistiche.
- E sospettano Nick? Quindici anni fa aveva solamente otto anni.
- L'ho fatto notare anch'io al commissario La Torre.
Orazi mi guardò sorpreso.
- Ne avete già parlato con lui?
- Non ho risposto alle sue domande, ma lui stesso mi ha fornito, nel corso del colloquio, gran parte delle informazioni su quel vecchio delitto.
- E come si è inserito questo argomento tra voi? - chiese ancora.
- È stato La Torre a cominciare. E io ne ho fatto cenno con voi perché pensavo che fosse mio dovere.
- Capisco. - I modi di Orazi erano tranquilli e imparziali. - Se non vi dispiace, vorrei discuterne in privato coi signori Mori.
Aspettai fuori, nel giardino. Era una chiara giornata di gennaio, con un venticello sottile. Ma ero oppresso dal peso di tutti quegli avvenimenti e dall'atmosfera stessa di quella casa. Temevo che i Mori avessero intenzione di licenziarmi. Non era un caso facile, questo, ma dopo un giorno e una notte passati con tutta la gente che vi era coinvolta, desideravo portarlo a termine.
Orazi uscì.
- Mi hanno chiesto di licenziarvi. Li ho convinti a non farlo.
- Non so se ringraziarvi o no.
- Capisco. Non è gente facile da trattare. Bisogna convincerli che voi non state facendo il doppio gioco con La Torre.
Era una domanda e cercai di rispondere.
- No. Dovevo in un ceno senso collaborare con lui. Sta lavorando su questo caso da quindici anni. Io ci sono dentro solo da un giorno.
- Ha fatto delle accuse precise sul conto di Nick?
- Non proprio; ha detto solo che anche un ragazzo dì otto anni può essere capace di usare una rivoltella.
Gli occhi di Orazi si erano fatti più attenti e più chiari.
- Pensate che sia accaduto davvero?
- A La Torre piace molto questa idea. Sfortunatamente, c'è un cadavere che sostiene la sua tesi.
- Sapete che nome abbia questo cadavere?
- Non è ancora definitivamente stabilito, potrebbe essere un ricercato, un certo Enrico Mieli.
- Ricercato per cosa?
- Appropriazione indebita. C'è un'altra cosa che devo dire anche se mi ripugna. - Era la verità. - Ieri Nick, prima che lo riportassi a casa, mi ha fatto una specie di confessione di un delitto. E questa confessione quadra perfettamente con l'uccisione di Mieli, più ancora che con quella dì Pesce. Forse le confessava tutt'e due insieme.
- Dobbiamo riportarlo a casa, il più presto possibile.
- Dov'è Betty?
- Non vi permetto di usare mia figlia come esca o come uccello di richiamo.
- O come donna, visto che lo è?
- Prima di tutto è mia figlia. E non voglio che venga coinvolta in un caso di omicidio.
Non mi presi la briga di ricordargli che lo era già.
- Nick ha qualche amico col quale potrei parlare?
- Ne dubito. È sempre stato un solitario, cosa che non mi è mai piaciuta... Il dottor Sandri potrebbe esservi di molto aiuto, ammesso che riusciate a parlargli. Io ci sto provando da quindici anni. Credo che entrambi soffriamo di una sorta di incompatibilità professionale.
- Avete detto quindici anni... - Orazi mi interruppe.
- Ricordo che successe qualcosa di strano a Nick, quando faceva la seconda o la terza elementare. Un giorno dopo la scuola non tornò a casa. Sua madre mi telefonò e mi chiese cosa doveva fare. Le diedi alcuni consigli di carattere generale. Se li abbia seguiti o no, non lo so ancora. Ma il ragazzo il giorno dopo era a casa. E Sandri lo sta curando da allora. Senza molto successo, potrei aggiungere.
- La signora Mori non vi ha mai detto che cosa era successo?
- Nick era fuggito o era stato rapito, ma sono più propenso alla seconda ipotesi. E credo - Orazi arricciò il naso come se avesse sentito un cattivo odore - credo che c'entri il sesso.
- L'avete già detto ieri. In che modo, il sesso?
- Un anormale - rispose brevemente.
- Ve lo ha detto la signora Mori?
- Non esplicitamente. Tutti tacciono su questo argomento. - La sua voce si smorzò.
- Intorno ai delitti c'è sempre un profondo silenzio.
- Ma un ragazzo di otto anni non può commettere un delitto, in nessun senso!
- Lo so. Però un ragazzo di otto anni non se ne rende conto, specialmente se intorno a lui nessuno ne parla.
Orazi era a disagio.
- Temo che arriviate troppo in fretta alle conclusioni, signor Alfonsi.
- Queste non sono conclusioni, sono ipotesi.
- Non siete andato un po' troppo oltre il vostro incarico iniziale?
- Ce l'aspettavamo tutti, no? Comunque, vorrei che riconsideraste la faccenda Betty. Forse vostra figlia sa dove sì trova Nick.
- Non lo sa. Gliel'ho già chiesto io.
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