QUINDICI
Lasciai Orazi dopo che mi indicò dove si trovava la clinica del dottor Sandri, che era un enorme moderno edificio vicino al Raccordo.
Una bella donna coi capelli bruni uscì dalla sala d'aspetto e mi domandò se avevo un appuntamento.
- No - risposi. - Ma è un caso urgente che riguarda uno dei pazienti del dottore.
- Quale paziente?
I suoi occhi azzurri erano pieni di interesse. C'erano delle striature di grigio nei capelli.
- Preferirei dirlo a lui.
- Potete parlarne anche con me. Sono la signora Sandri e lavoro con mio marito. - Mi lanciò un sorriso che non era proprio del tutto professionale. - Siete un parente?
- No. Mi chiamo Alfonsi...
- Il detective. Il dottor Sandri si aspettava la vostra visita. - Scrutò il mio viso e aggrottò la fronte. - È successo qualcos'altro?
- La fine del mondo. Insisto per parlare con vostro marito.
Guardò l'orologio.
- Ora non è possibile. C'è un paziente con lui e ci starà per almeno un'ora. Non posso interromperlo, a meno che non sia proprio urgente.
- È urgente. Nick è scappato di nuovo e temo che la polizia si metta in movimento.
Reagì come se Nick fosse un suo compii ce.
- Per arrestarlo?
- Sì
- È una cosa stupida e sleale. Era appena un bambino... - Non finì la frase, come se un immaginario censore le avesse fatto cenno di tacere.
- Era solo un bambino quando ha fatto che cosa, signora Sandri?
Tirò un profondo respiro, poi infilò un uscio e scomparve.
Finalmente arrivò il medico. Il camice sembrava renderlo ancora più imponente. Aveva un aspetto quasi irreale, come se fosse uscito da un sogno. Mi strinse la mano con impazienza.
- Dove è andato Nick?
- Non ne abbiamo la minima idea.
- Chi lo sorvegliava?
- Suo padre.
- Siamo nel campo dell'assurdo! Io li avevo messi in guardia, avevo detto che il ragazzo aveva bisogno di una sorveglianza speciale, ma Orazi lo proibì. - Era furibondo. - Se continuano a rifiutare i miei consigli, me ne laverò le mani.
- Non lo puoi fare, e lo sai benissimo - intervenne sua moglie, dalla soglia. — La polizia lo sta cercando.
- O lo farà presto corressi io.
- Per cosa?
- Lo sospettano di due omicidi. E voi probabilmente conoscete più particolari di me.
Gli occhi dì Sandri incontrarono i miei in una specie di sfida. Ebbi la sensazione di essere di fronte a una forte volontà.
- E voi ne immaginate altrettanti.
- Sentite, dottore. Non potremmo deporre le armi e parlare come esseri umani? Entrambi vogliamo portare a casa Nick sano e salvo, evitargli la galera, curarlo e tutto il resto.
- È un programma vasto - commentò, con un sorriso senza allegria. - Ma non sembra che stiamo facendo molti progressi, o sbaglio?
- D'accordo. Dove avrebbe potuto andare?
- È difficile dirlo. Tre anni fa se ne andò per tre mesi e vagò per tutto il paese.
- Ma ora noi abbiamo fretta. Ha portato con sé una notevole quantità di pillole tranquillanti, di sonniferi... Nembutal e reserpina.
Gli occhi di Sandri si fecero più cupi.
- Questo è un brutto affare. È un ragazzo che ha tendenze suicide, come certo già sapete.
- Come mai ha tendenze suicide?
- Ha avuto una vita sfortunata. Si odia, come se fosse responsabile della propria sfortuna.
- E non lo è?
- Nessuno lo è. - Lo disse come se ci credesse. - Ma è inutile stare qui in piedi a parlarne, perché io non intendo divulgare i segreti dei miei pazienti. - Si mosse per andarsene.
- Un minuto ancora, dottore. Soltanto un minuto. La vita del vostro paziente potrebbe essere in pericolo, lo sapete.
- Raffaele, per favore - intervenne la moglie. - Parla con quest'uomo.
Il dottor Sandri si voltò verso di me e piegò il capo in un gesto volutamente esagerato di sottomissione. Non gli chiesi quello che avrei voluto, cioè informazioni sull'uomo ucciso sulla spiaggia. Avrei soltanto ottenuto un silenzio ancora più ostinato.
- Nick ha parlato con voi la scorsa notte? - domandai.
- Fino a un certo punto. Erano quasi sempre presenti i genitori e la fidanzata. E questo ovviamente lo inibiva.
- Ha fatto dei nomi di gente o di luoghi? Sto cercando di scoprire dove potrebbe essere andato.
Il dottore annuì.
- Vado a prendere i miei appunti.
Lasciò per breve tempo la stanza e tornò con un paio di fogli di carta con sopra scritte delle annotazioni illeggibili. Si mise gli occhiali e li scorse rapidamente.
- Ha nominato una donna, una certa Claudia Grazioli, che stava frequentando.
- Che sentimenti nutre per questa donna?
- Ambivalenti. La disprezza per i guai che gli ha procurato ma nello stesso tempo sembra che gli interessi.
- Dal punto di vista sessuale?
- Non direi in questo senso. Il suo sentimento è più fraterno. Poi c'è un certo Roberto Franchi. Nick lo cerca e mi ha chiesto di aiutarlo.
- Vi ha detto il motivo?
- Pare che Franchi sia stato testimonio di qualcosa che successe tanto tempo fa.
Sandri mi lasciò prima che potessi fare altre domande. Sua moglie e io ci scambiammo i rispettivi numeri di telefono. Ma sembrava che non volesse lasciarmi andare. Aveva lo sguardo triste, come se fosse delusa da qualcosa.
- So che è una cosa esasperante - disse - il non poter avere tutte le informazioni che si chiedono. Ma non possiamo agire diversamente. I pazienti dicono tutto a mio marito, questa fiducia è alla base del trattamento.
- Lo capisco.
- E per favore dovete credermi quando vi dico che noi siamo molto dalla parte di Nick. Gli vogliamo molto bene... come vogliamo bene a tutta la sua famiglia. E hanno avuto tanto sfortuna.
I Sandri erano maestri nell’arte di parlare molto senza dir nulla; ma la signora sembrava essere una donna molto attiva, che forse avrebbe desiderato parlare più liberamente. Mi accompagnò all'uscita, sempre insoddisfatta di quello che aveva detto o forse di ciò che non aveva detto.
- Credetemi, signor Alfonsi, nel mio archivio ci sono cose che forse non vorreste conoscere.
- Anche nel mio. Qualche giorno ce li scambieremo.
- Sarà una gran giornata - aggiunse con un sorriso.
C'era un telefono pubblico nell'atrio della clinica del dottor Sandri. Chiamai il servizio di informazioni telefoniche di Civitavecchia, mi feci dare il numero di Giorgio Grazioli e telefonai a casa sua. Il telefono squillò molte volte prima che qualcuno rispondesse.
- Pronto? - Era la voce di Claudia Grazioli e sembrava spaventata. - Sei tu, Giorgio?
- No, sono Alfonsi. Se dovesse comparire Nick Mori...
- È meglio di no. Non voglio aver più niente a che fare con lui.
- Se dovesse venire da voi, trattenetelo. Ha le tasche piene di barbiturici e credo che abbia in testa di prenderli.
- Ho sempre avuto il sospetto che fosse uno psicopatico. Ha ucciso Sandro Pesce?
- Lo dubito.
- È stato lui, lo so. E ora sta cercando me, per questo avete chiamato, vero? - Era terrorizzata.
- Non ho nessuna ragione per pensare a una cosa del genere. - Cambiai argomento. - Conoscete un certo Roberto Franchi, signora Grazioli?
- È buffo che me lo chiediate. Stavo proprio... - Tacque di colpo.
- Stavate proprio... che cosa?
- Niente, stavo pensavo a un'altra cosa. Non conosco nessuno con quel nome. Mentiva, ma non si possono sbrogliare le menzogne al telefono. Civitavecchia non era lontana e decisi di andarci, senza nessun preavviso.
- Peccato - risposi e riagganciai.
Chiamai ancora l'Ufficio Informazioni, ma Roberto Franchi non era nell'elenco degli abbonati. Telefonai allora a Raffi e mi rispose la signora Franchi.
- Sono Alfonsi, vi ricordate di me?
- Certo che vi ricordo, ma se volete il signor Raffi è ancora a letto.
- Volevo proprio voi, signora Franchi. Come potrei mettermi in contatto col vostro ex-marito?
- Non certo tramite mio. Ha combinato ancora qualcosa?
- No, che io sappia. Ma un ragazzo che conosco sta andando in giro con un sacco dì barbiturici in tasca, deciso a ingoiarli tutti. E Franchi potrebbe condurmi da lui.
- Di che ragazzo parlate? — domandò con una certa prudenza.
- Nick Mori, dovreste conoscerlo.
- No, e nemmeno posso darvi l'indirizzo del mio ex-marito. Dubito che ne abbia uno.
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