giovedì 21 agosto 2008

QUINDICI

Lasciai Orazi dopo che mi indi­cò dove si trovava la clinica del dot­tor Sandri, che era un enorme moderno edificio vicino al Raccordo.

Una bella donna coi capelli bruni uscì dalla sala d'aspetto e mi do­mandò se avevo un appuntamento.

- No - risposi. - Ma è un caso urgente che riguarda uno dei pazienti del dottore.

- Quale paziente?

I suoi occhi azzurri erano pieni di interesse. C'erano delle striature di grigio nei capelli.

- Preferirei dirlo a lui.

- Potete parlarne anche con me. Sono la signora Sandri e lavoro con mio marito. - Mi lanciò un sorriso che non era proprio del tut­to professionale. - Siete un paren­te?

- No. Mi chiamo Alfonsi...

- Il detective. Il dottor Sandri si aspettava la vostra visita. - Scrutò il mio viso e aggrottò la fron­te. - È successo qualcos'altro?

- La fine del mondo. Insisto per parlare con vostro marito.

Guardò l'orologio.

- Ora non è possibile. C'è un paziente con lui e ci starà per alme­no un'ora. Non posso interromper­lo, a meno che non sia proprio ur­gente.

- È urgente. Nick è scappato di nuovo e temo che la polizia si metta in movimento.

Reagì come se Nick fosse un suo compii ce.

- Per arrestarlo?

-

- È una cosa stupida e sleale. Era appena un bambino... - Non finì la frase, come se un immaginario censore le avesse fatto cenno di ta­cere.

- Era solo un bambino quando ha fatto che cosa, signora Sandri?

Tirò un profondo respiro, poi infi­lò un uscio e scomparve.

Finalmente arrivò il medico. Il camice sembrava renderlo ancora più imponente. Aveva un aspetto quasi irreale, come se fosse uscito da un sogno. Mi strinse la mano con impazienza.

- Dove è andato Nick?

- Non ne abbiamo la minima idea.

- Chi lo sorvegliava?

- Suo padre.

- Siamo nel campo dell'assurdo! Io li avevo messi in guardia, avevo detto che il ragazzo aveva bisogno di una sorveglianza speciale, ma Orazi lo proibì. - Era furibondo. - Se continuano a rifiutare i miei consigli, me ne laverò le mani.

- Non lo puoi fare, e lo sai be­nissimo - intervenne sua moglie, dalla soglia. — La polizia lo sta cer­cando.

- O lo farà presto corressi io.

- Per cosa?

- Lo sospettano di due omicidi. E voi probabilmente conoscete più particolari di me.

Gli occhi dì Sandri incontraro­no i miei in una specie di sfida. Ebbi la sensazione di essere di fronte a una forte volontà.

- E voi ne immaginate altret­tanti.

- Sentite, dottore. Non potrem­mo deporre le armi e parlare come esseri umani? Entrambi vogliamo portare a casa Nick sano e salvo, evitargli la galera, curarlo e tutto il resto.

- È un programma vasto - commentò, con un sorriso senza alle­gria. - Ma non sembra che stiamo facendo molti progressi, o sbaglio?

- D'accordo. Dove avrebbe po­tuto andare?

- È difficile dirlo. Tre anni fa se ne andò per tre mesi e vagò per tutto il paese.

- Ma ora noi abbiamo fretta. Ha portato con sé una notevole quantità di pillole tranquillanti, di sonniferi... Nembutal e reserpina.

Gli occhi di Sandri si fecero più cupi.

- Questo è un brutto affare. È un ragazzo che ha tendenze suicide, come certo già sapete.

- Come mai ha tendenze suici­de?

- Ha avuto una vita sfortunata. Si odia, come se fosse responsabile della propria sfortuna.

- E non lo è?

- Nessuno lo è. - Lo disse co­me se ci credesse. - Ma è inutile stare qui in piedi a parlarne, perché io non intendo divulgare i segreti dei miei pazienti. - Si mosse per andar­sene.

- Un minuto ancora, dottore. Soltanto un minuto. La vita del vo­stro paziente potrebbe essere in pe­ricolo, lo sapete.

- Raffaele, per favore - interven­ne la moglie. - Parla con quest'uo­mo.

Il dottor Sandri si voltò verso di me e piegò il capo in un gesto volutamente esagerato di sottomis­sione. Non gli chiesi quello che avrei voluto, cioè informazioni sull'uomo ucciso sulla spiaggia. Avrei soltanto ottenuto un silenzio ancora più ostinato.

- Nick ha parlato con voi la scorsa notte? - domandai.

- Fino a un certo punto. Erano quasi sempre presenti i genitori e la fidanzata. E questo ovviamente lo inibiva.

- Ha fatto dei nomi di gente o di luoghi? Sto cercando di scoprire dove potrebbe essere andato.

Il dottore annuì.

- Vado a prendere i miei ap­punti.

Lasciò per breve tempo la stanza e tornò con un paio di fogli di car­ta con sopra scritte delle annotazioni illeggibili. Si mise gli occhiali e li scorse rapidamente.

- Ha nominato una donna, una certa Claudia Grazioli, che stava frequen­tando.

- Che sentimenti nutre per que­sta donna?

- Ambivalenti. La disprezza per i guai che gli ha procurato ma nel­lo stesso tempo sembra che gli inte­ressi.

- Dal punto di vista sessuale?

- Non direi in questo senso. Il suo sentimento è più fraterno. Poi c'è un certo Roberto Franchi. Nick lo cerca e mi ha chiesto di aiutarlo.

- Vi ha detto il motivo?

- Pare che Franchi sia stato testimonio di qualcosa che successe tanto tempo fa.

Sandri mi lasciò prima che po­tessi fare altre domande. Sua moglie e io ci scambiammo i rispettivi nu­meri di telefono. Ma sembrava che non volesse lasciarmi andare. Aveva lo sguardo triste, come se fosse delu­sa da qualcosa.

- So che è una cosa esasperante - disse - il non poter avere tutte le informazioni che si chiedono. Ma non possiamo agire diversamente. I pazienti dicono tutto a mio marito, questa fiducia è alla base del tratta­mento.

- Lo capisco.

- E per favore dovete credermi quando vi dico che noi siamo molto dalla parte di Nick. Gli vogliamo molto bene... come vogliamo bene a tutta la sua famiglia. E hanno avu­to tanto sfortuna.

I Sandri erano maestri nell’arte di parlare molto senza dir nul­la; ma la signora sembrava essere una donna molto attiva, che forse avrebbe desiderato parlare più libera­mente. Mi accompagnò all'uscita, sempre insoddisfatta di quello che aveva detto o forse di ciò che non aveva detto.

- Credetemi, signor Alfonsi, nel mio archivio ci sono cose che forse non vorreste conoscere.

- Anche nel mio. Qualche gior­no ce li scambieremo.

- Sarà una gran giornata - ag­giunse con un sorriso.

C'era un telefono pubblico nell'a­trio della clinica del dottor Sandri. Chiamai il servizio di informa­zioni telefoniche di Civitavecchia, mi feci dare il numero di Giorgio Grazioli e telefonai a casa sua. Il telefono squillò molte volte prima che qualcuno rispondes­se.

- Pronto? - Era la voce di Claudia Grazioli e sembrava spaventata. - Sei tu, Giorgio?

- No, sono Alfonsi. Se dovesse comparire Nick Mori...

- È meglio di no. Non voglio aver più niente a che fare con lui.

- Se dovesse venire da voi, trat­tenetelo. Ha le tasche piene di bar­biturici e credo che abbia in testa di prenderli.

- Ho sempre avuto il sospetto che fosse uno psicopatico. Ha ucciso Sandro Pesce?

- Lo dubito.

- È stato lui, lo so. E ora sta cercando me, per questo avete chia­mato, vero? - Era terrorizzata.

- Non ho nessuna ragione per pensare a una cosa del genere. - Cambiai argomento. - Conoscete un certo Roberto Franchi, signora Grazioli?

- È buffo che me lo chiediate. Stavo proprio... - Tacque di col­po.

- Stavate proprio... che cosa?

- Niente, stavo pensavo a un'al­tra cosa. Non conosco nessuno con quel nome. Mentiva, ma non si possono sbro­gliare le menzogne al telefono. Civitavecchia non era lontana e decisi di andarci, senza nessun preavviso.

- Peccato - risposi e riaggan­ciai.

Chiamai ancora l'Ufficio Infor­mazioni, ma Roberto Franchi non era nell'elenco degli abbonati. Telefonai allora a Raffi e mi rispose la signora Franchi.

- Sono Alfonsi, vi ricordate di me?

- Certo che vi ricordo, ma se vo­lete il signor Raffi è ancora a letto.

- Volevo proprio voi, signora Franchi. Come potrei mettermi in contatto col vostro ex-marito?

- Non certo tramite mio. Ha combinato ancora qualcosa?

- No, che io sappia. Ma un ra­gazzo che conosco sta andando in giro con un sacco dì barbiturici in tasca, deciso a ingoiarli tutti. E Franchi potrebbe condurmi da lui.

- Di che ragazzo parlate? — do­mandò con una certa prudenza.

- Nick Mori, dovreste co­noscerlo.

- No, e nemmeno posso darvi l'indirizzo del mio ex-marito. Dubito che ne abbia uno.

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