TREDICI
Vivevo in un quartiere tranquillo, lontano dal traffico cittadino. Eppure ne percepivo il mormorio lontano e familiare, intimo come il pulsare delle mie stesse vene. Le automobili che di tanto in tanto passavano nella strada lanciavano fasci di luce sul soffitto.
Il caso di cui mi stavo occupando era difficile da afferrare come quelle luci. Aveva diversi aspetti che cambiavano di volta in volta. Enrico Mieli e tutta la sua famiglia ne erano al centro. Se fosse stato vivo, avrebbe potuto darmi le informazioni che mi erano necessarie. Se era morto, le stesse informazioni mi sarebbero dovute venire dalla gente che conosceva la sua storia.
Accesi la luce, presi il mio libretto di appunti e cominciai a scrivere alcune annotazioni:
«La Colt 45 che ho sequestrato a Nick Mori venne comprata nel 1951 da Samuele Raffi, presidente della "Banca Maremmana" di Viterbo. Il primo luglio del 1955, Raffi diede quest'arma a sua figlia Luisa. Il marito di Luisa, Enrico, cassiere della banca, si era appropriato indebitamente di una grossa somma di denaro mandando in rovina la banca. Poi era fuggito, pare in Spagna, con Rita Franchi, figlia della governante di Raffi e un tempo "migliore amica" della sua stessa figlia Claudia.»
«Enrico Mieli ricomparve a casa della moglie nel 1964 e prese la Colt. Come è arrivata l'arma a Nick Mori? Via Sandro Pesce o tramite altra gente?»
«N.B. Firenze: Pesce viveva qui, come pure Claudia e suo marito, come Giorgio Grazioli, come pure l'ex-marito della signora Franchi.»
Era quasi mezzanotte. Telefonai a Giovanni Orazi e gli lessi i miei appunti, due volte. Lo consigliai di consegnare la rivoltella a La Torre per la perizia. Orazi disse che l'aveva già fatto. Andai a dormire.
Alle sette mi svegliò il telefono. Presi il ricevitore e pronunciai il mio nome con la bocca impastata.
- Sono il commissario La Torre. So che è presto per telefonare, ma anch’io questa notte non ho dormito. Ho riveduto le perizie sulla rivoltella che voi avete consegnato al vostro avvocato.
- Il signor Orazi non è il mio avvocato.
- Era intervenuto in vostro favore, via. Ma date le presenti circostanze, non è sufficiente.
- Quali circostanze?
- Non mi va di discutere certe cose al telefono. Siete in grado di venire qui entro un'ora? - Proverò.
Saltai la prima colazione e quando arrivai nell'ufficio di La Torre erano esattamente le otto meno due minuti. La Torre mi fece un veloce cenno di saluto. Aveva gli occhi più infossati del solito, e la barba lunga accentuava la stanchezza del suo viso.
Sulla scrivania erano ammucchiate molte fotografie. Una di esse era un ingrandimento di due pallottole. La Torre mi fece cenno di sedermi.
- È giunto il momento per uno scambio di idee.
- Da come lo dite, lo si potrebbe chiamare un urto di personalità, capitano.
Lackland non sorrise.
- Non sono dell'umore giusto per tollerare le spiritosaggini. Voglio sapere dove avete preso questa rivoltella. - Mi mostrò l'arma. Era stata deposta sopra un tavoletta e attaccata con filo dì ferro.
- Non ve lo posso dire. La legge dice che posso esimermi dal farlo.
- Che ne sapete di legge?
- Sto lavorando per un ottimo avvocato e accetto le sue interpretazioni della legge.
- Io no.
- E poi mettetevi in testa questo, commissario. Fin dove posso, collaborerò con voi. Il fatto che voi abbiate la rivoltella ne è una prova.
- La vera prova sarebbe il dirmi dove l'avete presa.
- Questo non lo posso fare.
- E cambiereste idea se vi dicessi che lo sappiamo?
- Ne dubito, comunque sentiamo.
- Pare che Nick Mori avesse questa rivoltella, ieri. Ho un testimonio. E un altro testimonio dice che Nick era nei pressi del «Riviera Motel» più o meno all’ora del delitto.
La voce di La Torre era secca e ufficiale, come se fosse già sul banco dei testimoni al processo contro Nick. Mentre parlava, mi guardava fisso negli occhi. Cercai dì mantenere il mio sguardo il più inespressivo possibile.
- Nessun commento - risposi.
- Dovrete rispondere davanti alla Corte.
- Questo si vedrà, e comunque qui non siamo davanti alla Corte.
- Ci sarete prima di quanto pensiate. Ho già elementi sufficienti per un rinvio a giudizio. - Diede una manata alla pila di fotografie sulla scrivania - Ho la prova sicura che questa rivoltella ha ucciso Pesce. La pallottola estratta dal suo cervello è identica a quella che abbiamo sparato in sede di perizia.
Studiai le microfotografie. No sono un esperto in balistica ma mi accorsi dell'identità dei proiettili. Le prove contro Nick si stavano accumulando.
Ce ne erano anche troppe. Eppure la confessione di Nick, di aver ucciso Pesce sulla spiaggia, mi sembrava sempre più irreale.
- Non avete perso tempo, commissario.
Il complimento Io mandò in crisi.
- Vorrei che fosse vero - rispose. - Sono quindici anni che lavoro a questo caso... quindici anni perduti. - Mi valutò con lo sguardo. - Veramente dovrei servirmi del vostro aiuto, sapete, e allo stesso modo mi piace collaborare con chiunque altro.
- Anch'io. Ma non capisco perché parliate di quindici anni.
- Forse non Io capisco nemmeno io. - Mi mostrò alcune altre fotografie che tolse dalla busta che avevo già visto ieri.
La prima fotografia era quel ritaglio che già conoscevo: il ritratto di Enrico Mieli.
- Sapete chi è? - mi chiese La Torre.
- Forse.
- Sì o no?
Non c'era nessun motivo di tacere. La Torre sarebbe facilmente risalito a Raffi, seguendo le tracce della rivoltella, se già non l'aveva fatto. Da qui a Enrico Mieli il passo era breve.
- Si chiama Enrico Mieli, e viveva a Firenze.
La Torre sorrise e annuì, come fa un professore all'allievo che risponde bene. Mi mostrò un'altra fotografia: era un'istantanea che riproduceva il viso annoiato di un uomo addormentato. Guardai meglio; l'uomo non era addormentato, era morto.
- Che sapete di lui?
I capelli dell'uomo erano sbiaditi fino a sembrar bianchi. C'erano macchie di sporco o di cenere sul suo viso, bruciato dal sole. La bocca semiaperta lasciava intravedere alcuni denti rotti.
- Potrebbe essere lo stesso uomo, commissario.
- Anch'io la penso così. Per questo l'ho tirata fuori dallo schedario.
- È morto?
- Da molto tempo, quindici anni. Si è fatto ammazzare nel 1964. Io ero sergente a quei tempi.
- Come è stato ammazzato?
- Gli hanno sparato al cuore. Con questa rivoltella - sollevò ancora l'arma. - La stessa che ha ucciso Pesce.
- Come sapete tutto questo?
- Perizia balistica. - Da un cassetto prese una scatola che conteneva un proiettile. - Questa pallottola è identica a quelle che vi ho mostrato prima ed è quella che ha ucciso l'uomo nel 1964. Ho legato Ì due fatti - aggiunse con un certo orgoglio - perché Pesce aveva con sé quella fotografia e fui colpito dalla somiglianza dei due uomini.
- Credo che il morto sia Mieli. Come epoca ci siamo.
Raccontai a La Torre quello che avevo saputo dell'iter della rivoltella dalle mani dì Raffi in quelle di sua figlia e poi in quelle del suo vagabondo marito.
La Torre ascoltò con molto interesse.
- Mieli è stato in Spagna, secondo voi?
- Per otto o nove anni, pare.
- Questo confermerebbe l'identificazione. Il morto indossava abiti spagnoli. È uno dei motivi per cui non abbiamo seguito le sue tracce come forse avremmo dovuto.
- Nessuna impronta?
- No, nessuna impronta. Il corpo venne abbandonato con le mani in un fuoco... nella brace di un falò. - Mi mostrò una fotografia repellente di due mani ustionate. - Non so se il fatto sia stato accidentale o no.
- Ma non avevate nessun sospetto, allora?
- Indagammo su gente di passaggio, naturalmente. Uno di questi sembrò in un primo tempo promettere qualcosa... era un ex-galeotto di nome Roberto Franchi. Aveva con sé molto denaro, troppo per un vagabondo, ed era stato visto in compagnia del defunto. Ma lui sostenne dì averlo conosciuto per caso lungo la strada e di aver soltanto bevuto una bottiglia con lui. E noi non potemmo procedere.
Trasferì ancora il discorso su Enrico e la rivoltella. Mi fece alcune domande alle quali risposi.
- Abbiamo chiarito tutto - concluse - fuorché il punto principale. Dove avete preso questa rivoltella ieri?
- Mi dispiace, capitano. Non starete addebitando anche questo vecchio delitto sul conto di Nick! Era appena in grado di maneggiare una pistola ad acqua, a quel tempo.
La Torre fu implacabile come un giocatore di scacchi.
- I bambini sanno maneggiare le pistole.
- Non potete pensarlo davvero!
La Torre mi lanciò un sorriso: mi sembrava volesse dire che lui la sapeva più lunga di me.
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